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Altri studi sul corpo antropologico – Matrici rito corpo contemporaneo/arcaico

Le mie prime ricerche coreografiche ispirate al rito, alle tradizioni popolari e all’etnocoreologia risalgono ai secondi anni ’90.

Tammorra, del 1997, è il primo dei miei spettacoli antropologici, Chi è devoto, del 2006, è l’ultimo.

Sono molto legata a quegli spettacoli e ai processi che li hanno generati. Stranamente la loro natura arcaica mi richiama continuamente e mi risuona sempre così attuale, così contemporanea. Essi contengono qualcosa di primordiale e generativo.

Ho sentito più volte il bisogno di tornare lì a rimestare in quei materiali coreografici, rimetterci le mani per nuove plasmazioni, come quando si torna a casa dopo tempo e si guarda nelle proprie cose e si sposta si getta si ammoderna si riconsidera si riparte.

Ora è giunto il momento di una ristrutturazione. Voglio partire dai materiali di quegli spettacoli per aprire a nuove ricerche coreografiche, voglio usare quel vocabolario, quei gesti, quelle partiture, le pratiche che li hanno generati come matrici di nuovi processi, nuove strade da percorrere, nuovi oggetti da costruire.

Voglio nutrirmi di nuovo di quei vecchi pezzi coreografici, guardare con occhi nuovi al vecchio e aprire a nuovi incontri, nuove ricerche sul campo, nuovi corpi, altre possibilità. La questione ora si sposta qui e ora e apre al dialogo tra prima e dopo, vecchio e nuovo, tradizione e innovazione, conservazione e progresso, uguale e diverso, ripetizione e cambiamento, arcaico e contemporaneo.

Processione, Rosario, Urlo, Infilo, Festa, Piccole Possessioni, Bella Ciao… sono alcuni dei pezzi-matrici da cui vorrei ripartire per nuove trasfigurazioni.

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In concreto vorrei realizzare una serie di laboratori di ricerca in diversi territori, in particolare dell’Italia del sud, della Spagna e dei Paesi del Mediterraneo, con diversi gruppi di performer; ogni tanto vorrei anche condurre qualche sessione di lavoro con gente comune, probabilmente non giovane. Vorrei dedicare un tempo alla preparazione dei laboratori che includa lo studio delle tradizioni del luogo e l’incontro con studiosi di quelle tradizioni (antropologi, etnomusicologi, musicisti… gente che pratica per trasmissione diretta).

Vorrei nutrirmi di ciò che quei territori offrono come tradizioni popolari ancora vive o esistenti solo nei racconti e nelle memorie della gente – mitologie – e magari nei loro corpi ignari di portare tutto quello.

Vorrei sollecitare i loro corpi antropologici, far emergere i semi antichi e le memorie profonde – non solo quelle proprie – dal fondo dei loro corpi contemporanei. Attraversare gli strati e favorire l’incontro tra la superficie, l’attuale e l’ordinario con quel sé antico, ancestrale, primordiale, arcaico che può emergere solo dal profondo – dei tempi, delle memorie – e in condizioni non ordinarie.

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La durata dei laboratori può variare da una a più settimane, con sessioni di lavoro quotidiane di circa 6/7 ore.

A seconda dei casi, dello stato di avanzamento delle ricerche e delle peculiarità dei territori si può decidere se selezionare o meno i partecipanti e in che modo.

Il lavoro dovrà svolgersi in uno spazio teatrale o in sala prove dotati di pavimento adatto alla danza; alcune fasi del lavoro possono svolgersi in site specific individuando preventivamente dei luoghi idonei.

È auspicabile effettuare una prima esperienza/laboratorio in un territorio e poi formulare le modalità di sviluppi successivi a seconda dei risultati delle ricerche e delle risposte.

È possibile prevedere una forma di restituzione pubblica degli incontri laboratoriali in sala o in site specific a seconda dei luoghi e del tipo e della fase di lavoro.

Durante alcuni laboratori vorrei avvalermi, oltre che dell’eventuale coinvolgimento di studiosi e/o artisti del luogo, della collaborazione di musicisti e danzatori  con cui lavoro abitualmente. Mi piacerebbe che si sviluppasse una parallela attività di documentazione audiovisiva del processo di lavoro da utilizzare per riflettere e approfondire le ricerche e, eventualmente, per realizzare autonome opere video.

L’obiettivo finale è di portarsi verso la realizzazione di uno spettacolo o di un’altra forma di azione performativa le cui caratteristiche si andranno delineando lungo il percorso di ricerca.