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Progetti

5 progetti, 1 sistema relazionale

Si tratta di cinque progetti distinti che sono anche parte di un unico sistema relazionale in cui ogni connessione, legame, nesso, sovrapposizione, risonanza, ogni figurazione di corrispondenza è possibile.
Col Corpo Capisco

Col corpo capisco, macro contenitore e comune denominatore degli altri progetti, e perciò centro del sistema, nasce già per interrogare e attivare una relazione: gli strumenti della (mia) pratica pedagogica al servizio della pratica creativa, da cui, peraltro, provengono. Una relazione circolare e dinamica, dunque, in cui pedagogia e creatività, trasmissione e ricerca, si intrecciano, si fondono, si confondono.

Tale relazione è la matrice che informa gli altri progetti, ognuno dei quali, circoscrivendo l’oggetto e l’ambito di studio, si configura a tappe, a capitoli autonomi e correlati, ognuno caratterizzato da singolari declinazioni dell’oggetto comune. Dunque, ogni progetto è a sua volta un contenitore che, nel farsi dei cammini e delle tappe dentro il perimetro dei suoi contenuti, può incontrare aspetti degli altri contenitori/contenuti e stabilire con essi legami, incroci e sconfinamenti.

Da questa prospettiva il campo delle possibilità combinatorie dentro il sistema relazionale è pressoché inesauribile. I rapporti tra gli elementi, dal macro al micro, possono incrociarsi secondo infinite variazioni a partire dall’enunciato centrale – col corpo capisco – che è semplicemente un’identità “posturale”. È indice di una “posizione” che, nei diversi progetti, si declina e determina punti di vista, prospettive, configurazioni, campi di ricerca, territori, presupposti, obiettivi, norme, domande, zone di scavo.

Teen motion – studi sul corpo musicale; Attraverso Bach; Studi sul corpo antropologico – matrice rito corpo/archivio arcaico contemporaneo; Manipolazioni – pratiche di con-tatto. I quattro progetti distinti, dentro il comune sistema relazionale, sono atto in potenza generatore di probabili dinamiche multidirezionali, multiformi, plurivoche, molteplici.

Attraverso Bach_Studi sul movimento organizzato

Nel 2018 debutta Duo Goldberg, in scena la pianista Gilda Buttà e me. 

È il mio primo concreto confronto “sul campo” con una partitura di Bach, monumento della scrittura musicale, sintesi suprema tra rigore e fantasia, regola e libertà, intelligenza e immaginazione.  

L’esperienza muove il desiderio di continuare a scavare, a interrogare l’organizzazione del movimento attraverso lo studio di quelle perfette architetture sonore, a ricercare dentro le possibili declinazioni relazionali tra partiture bachiane e scrittura coreografica. 

Al centro degli studi sta il concetto di variazione posto a fondamento e modello archetipico, universale, base di ogni forma di “gioco” organizzativo, nella musica, nella danza e in ogni pratica creativa. 

L’esplorazione musicale si allarga anche a quegli autori che hanno scritto a partire dall’opera di Bach, guarda a inediti sviluppi, a sperimentazioni coreutico-musicali che si situano nell’oggi muovendo dalla sua scrittura. Il punctum è nei possibili sistemi relazionali che si creano, s’incontrano, si generano tra tutti gli elementi e le persone coinvolte.

Tra aderenza e scollamento, strutture numerologiche e libere incorporazioni, norma e tradimento, la variazione della relazione e delle sue possibili figurazioni, è il centro degli studi.

Le Variazioni Goldberg costituiscono l’inizio di nuove esplorazioni coreografiche e musicali, nella forma del solo, duo, trio, gruppo. Gli studi spaziano poi nell’immensa produzione bachiana, nelle sue diverse interpretazioni e derivazioni. Le ricerche coinvolgono diversi tipi di danzatori e performer, con background, competenze e caratteristiche varie.

Riparto dunque da me, da un ulteriore affondo tra la mia danza e le Variazioni. Mi dispongo ad altri scavi e, muovendo da Duo Goldberg, creo intanto un nuovo “pezzo”: Goldberg dances x 1, matrice e principio generatore dei passi successivi.

Manipolazioni_Pratiche di con-tatto

Quartetto 3/1, è il “pezzo matrice” di questo progetto che intende sviluppare una ricerca sulle pratiche manipolatorie e su loro forme di scrittura coreografica.

Il quartetto è parte di Col corpo capisco#2 e ne costituisce il climax drammaturgico-relazionale che si trova “in odor di sezione aurea”, circa a 2/3 dello spettacolo. In scena, oltre me e le due danzatrici già presenti in Col corpo capisco#1, una quarta danzatrice che, introdotta nella partitura preesistente, inevitabilmente la modifica nelle geometrie spaziotemporali, relazionali, coreografiche, drammaturgiche.

In Quartetto 3/1, la quarta danzatrice viene fisicamente iniziata da noi tre che la manipoliamo e imprimiamo e infondiamo in lei quei modi di movimento. È un’azione che richiede massima presenza e ascolto, ma è anche un rito di iniziazione in cui, con me matrice e le altre due riceventi, anch’esse trasmettitrici, il cerchio si chiude proprio nell’atto di toccare per manipolare, perché il ricevente, toccato, a sua volta tocca e rimanda e ti obbliga a modificarti. La partitura è chiusa rigorosamente, ma la sua stessa natura richiede che qui e ora sia vissuta ex novo quella spinta, che sia interrogato di nuovo ogni atto e il timing che gli è proprio. Il materiale di movimento è esatto, ma la sua drammaturgia chiede questo esercizio di presenza, “l’esserci”. È ascolto a tutto tondo e ogni volta richiama autentica e concreta memoria del progetto che annulla, però, la memoria del “già fatto”. Raccoglie l’istanza dell’essere all’opera che esclude quella di rappresentazione. Questa istanza tutta attuale e contemporanea, si coniuga alla primordiale/originaria necessità di esserci e riconoscersi, da lì il rito di iniziazione. 

Qui la parola “manipolare” sorvola sull’accezione negativa, eventualmente sottesa, dei meccanismi mondani, per addentrarsi nella concretezza dell’azione corporea, nelle sue implicazioni drammaturgiche, nei termini del contatto rituale, e interrogarli lungamente.

Studi sul corpo antropologico_Matrici rito corpo/archivio arcaico contemporaneo

Le mie prime ricerche coreografiche ispirate al rito e alle tradizioni popolari risalgono agli anni ’90. Nel 1997 nacque Tammorra, primo spettacolo “antropologico”, nel 2006 Chi è devoto, l’ultimo.

Rimane un forte legame con quegli spettacoli e i processi che li hanno generati. La loro natura arcaica mi richiama e risuona sempre così attuale, così “contemporanea”. Contengono qualcosa di primordiale e generativo.

Ho sentito più volte il bisogno di tornare lì a rimestare in quei materiali coreografici, rimetterci le mani per nuove plasmazioni, come quando si torna a casa dopo tempo e si guarda nelle proprie cose e si sposta si getta si ammoderna si riconsidera si riparte. 

È giunto il momento di tornare per intraprendere nuovi cammini.

Parto dai materiali di quegli spettacoli per aprire a nuove ricerche coreografiche, uso quel vocabolario, quei gesti, quelle partiture, le pratiche che li hanno generati come matrici di nuovi processi, altre strade da percorrere, nuovi oggetti da costruire.

Dal vecchio, il nuovo. Rimessa in atto. Reenactment.

La questione si sposta qui, ora, e apre al dialogo tra prima e dopo, vecchio e nuovo, conservazione e progresso, uguale e diverso, ripetizione e cambiamento, arcaico e contemporaneo.

Processione, Rosario, Urlo, Infilo, Festa, Piccole Possessioni, Bella Ciao… sono alcuni dei pezzi-matrici da cui riparto per nuove interrogazioni.

Teen motion_Studi sul corpo musicale

È una nuova esplorazione, un cammino a tappe che coinvolge gruppi di adolescenti, danzatori e non, in dialogo con collaboratori di diverse discipline artistiche e umanistico-scientifiche.

È un altro capitolo del progetto Col Corpo Capisco, contenitore in cui intreccio, collego, sovrappongo pratica pedagogica e artistica per indagare temi specifici, con diversi target di interpreti, e realizzare nuovi oggetti coreografici. Trasmissione come ricerca e viceversa in un processo creativo partecipato dove ognuno dà e riceve. 

Al centro delle indagini c’è il Corpo musicale, ovvero il Corpo nello spazio-tempo, materia viva che, nella danza, assume forme e scolpisce spazio e tempo, appunto. È musica che si tocca, si vede e rivela il Corpo antropologico, es-pressione e timbro individuale, culturale e ambientale di ognuno, unico come un’impronta digitale. Racconto che non narra o rappresenta, ma semplicemente si offre per quello che è.

Teen Motion entra nel mondo adolescenziale, interroga alcuni fondamenti dei linguaggi performativi relativi al corpo, al movimento, alla presenza, alla danza, esplora l’incontro tra generazioni, ambiti, culture, posture e punti di vista. 

Progetto Online/Live

L’occhio/orecchio compositore

È un progetto che può svolgersi dal vivo o in remoto, o in peculiari combinazioni delle due forme.

Si tratta di pratiche di osservazione del reale che, attraverso precisi parametri e percorsi metodologici guidati, permettono di leggere le azioni e i suoni del mondo come fossero coreografia e musica, e la danza come movimento organizzato nello spazio e nel tempo. 

È un percorso ad “anello” dunque, dove il principio e il/la fine si ricongiungono per nutrirsi l’uno dell’altro/a e ricominciare eventualmente all’infinito, sempre uguale e sempre diverso.

La danza e la musica, agite e osservate, sono esperite come atto della presenza organizzato consciamente, il mondo reale è percepito come danza e musica che si organizza spontaneamente e all’occorrenza. 

La differenza sta nell’attitudine all’atto: consapevole, fine a se stesso e “inutile” l’atto artistico, funzionale e finalizzata l’azione ordinaria. 

Il percorso, pratico e teorico, abbraccia esperienze sul movimento e il suono, sull’immagine, la visualizzazione grafica, l’osservazione attiva e la riflessione condivisa, in un gioco di rimandi tra i linguaggi, teso a focalizzarne le corrispondenze e le specificità.

Il fine è di accostare e distinguere il mondo reale e l’arte (performativa), provocare sconfinamenti e corto circuiti tra le due dimensioni per sollecitare questionamenti, invertire le prospettive da cui normalmente li osserviamo, per verificare quanto essi siano connessi e reciprocamente necessari. 

È anche l’incipit di altre figurazioni del possibile, altri processi creativi, nuovi punti di vista.